Quando si parla di ernia in età pediatrica la prima cosa da fare è dimenticarsi dell’ernia del nonno! L’ernia del bambino non c’entra nulla con quella dell’adulto o dell’anziano. Gli adulti hanno spesso un’ernia di tipo “diretto” per una debolezza a livello della parete addominale dell’inguine e l’ernia spinge direttamente attraverso questo punto di debolezza. I bambini difficilmente hanno un’ernia diretta. I bambini presentano invece frequentemente un’ernia congenita (presente fin dalla nascita, anche se non evidente) denominata ernia “indiretta”. Ecco come si sviluppa un’ernia inguinale nel bambino. Immaginate di prendere un guanto in vinile, di quelli che si usano comunemente in ospedale, e di legare alla base tutte le dita tranne l’indice e il mignolo. Potete anche farlo realmente se non riuscite a immaginarlo. Ora risvoltate il guanto dentro/fuori, soffiateci dentro e tenetelo gonfio con le due dita che puntano verso il basso. La parte del guanto che ospita la mano rappresenta la pancia o l’addome, rivestito da una sottile membrana chiamata peritoneo. Le due dita sono i canali (processo vaginale o dotto peritoneo-vaginale) che si estendono verso l’inguine attraverso un’apertura nella parete muscolare denominata anello inguinale interno. Durante lo sviluppo, gli organi sessuali (le ovaie nella femmina e i testicoli nel maschio) si sviluppano all'interno dell’addome, in prossimità dei reni, che sono situati nella parte più alta e posteriormente al nostro guanto, uno per lato. Man mano che il bambino cresce, questi organi scendono verso il basso lungo una sorta di “binario” che assomiglia alle dita del nostro guanto. Le ovaie si fermano nella pelvi, subito prima di imboccare l’anello inguinale interno, mentre i testicoli passano nell'inguine e scendono verso lo scroto. Durante le ultime settimane di gravidanza, questi due prolungamenti del peritoneo (le dita del guanto) devono assottigliarsi sempre più e obliterarsi completamente, in modo da sigillare la cavità addominale a livello dell’anello inguinale interno. Nella vita postnatale non deve infatti più esserci alcuna comunicazione tra l’addome e l’inguine. Quando questo processo di chiusura non avviene o non si completa si ha un’ernia indiretta. Il dotto peritoneo-vaginale può rimanere completamente aperto fino a livello dello scroto oppure può chiudersi parzialmente. L’intestino, contenuto nella cavità addominale, può trovare il varco a livello dell’anello inguinale interno aperto e scivolare nel dotto peritoneo-vaginale, risultando così in un gonfiore improvviso a livello dell’inguine o in alcuni casi fino a livello dello scroto. Quando il dotto peritoneo si chiude parzialmente, l’intestino non riesce a scivolare fuori, ma può invece passare un po’ di liquido (normalmente presente in addome) e per effetto di gravità scendere verso il basso, accumulandosi intorno al testicolo: in questo caso avremo un idrocele.
Per mettere a posto l’ernia o l’idrocele, il chirurgo deve completare il processo di chiusura che si è interrotto durante lo sviluppo. Si separa il dotto peritoneo-vaginale (chiamato anche sacco erniario) da ciò che lo circonda (i vasi sanguigni del testicolo e il dotto deferente del testicolo nel maschio, nella femmina non ci sono invece strutture importanti) e lo si chiude con un punto in prossimità dell’anello inguinale interno, dove avrebbe dovuto chiudersi spontaneamente. L’incisione viene fatta a livello della piega inguinale, la cicatrice nella vita adulta sarà nascosta dai peli.
L’idrocele, se evidente già alla nascita, spesso di risolve spontaneamente entro i primi 12-24 mesi di vita. L’ernia invece non si risolve mai spontaneamente e quindi va operata una volta diagnosticata. Qualcuno potrebbe dire: il nonno non è mai stato operato per la sua ernia, non gli ha mai dato problemi e ci ha convissuto tranquillamente. Il punto è che nel bambino il rischio di “strozzamento” dell’ernia (cioè quando l’ernia esce e non riesce più a rientrare e rimane quindi bloccata, incarcerata o strozzata fuori) è molto alto. In un caso del genere, il chirurgo, quanto prima possibile, deve con alcune manovre, spingere indietro l’ernia in addome (ridurre l’ernia) e successivamente predisporre l’intervento chirurgico per riparare l’ernia. Talvolta nemmeno il chirurgo è in grado di ridurre l'ernia manualmente e allora il bambino va operato immediatamente. La ragione di questo sta nel fatto che l’intestino erniato e strozzato va incontro a sofferenza in quanto il sangue che gli garantisce la vitalità non riesce più a circolare o risulta molto ostacolato. Il bambino in questi casi è molto stressato e ha molto dolore nella sede del gonfiore inguinale o scrotale specialmente quando lo si tocca in quel punto, quindi non perdete tempo e portatelo subito in pronto soccorso dove potrà essere assistito adeguatamente.
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